L’importanza delle mutande pulite


Da quando sono piccola mia madre si raccomanda di uscire sempre in ordine, lavata e con le mutande pulite.

Perché, dice lei, non si sa mai….

Il “non si sa mai” di mia madre, donna ottimista da sempre, sta a significare che se ti viene un coccolone per strada non ti dovrai vergognare di come stavi messa (se ne esci viva), che non farai sfigurare i tuoi parenti (se viva non me esci) con medici e paramedici.

Per mia libera interpretazione ho sempre letto quel “non si sa mai” come la possibilità di incontrare qualcuno con cui avere improvvise conoscenze bibliche di comune soddisfazione.

In entrambi i casi rimane il concetto di base: essere in ordine, lavata e con le mutande pulite; che, a mio avviso, dovrebbe essere valido non tanto per gli altri quanto per se stessi e basta.

Ma forse la mia mamma aveva proprio ragione.

Aveva proprio ragione bisogna avere le mutande pulite per gli altri e non per sfigurare o per imbarazzo, ma per uscirne vivi proprio se ti prende un coccolone.

La dimostrazione sta nell’esperimento di sociologia e comportamento umano illustrato in questo video

Sentirsi male per strada

Non crediate che accada solo in grandi città, sono convinta che possa succedere anche a casa nostra, nelle nostre medie città, nei nostri piccoli paesi e piccolissimi borghi.

Morale: seguite sempre i consigli della mamma.

14 pensieri su “L’importanza delle mutande pulite

  1. Touchè! Penso che avrei avuto la stessa reazione di tutti quei pezzi di merda che sono transitati, ma questa lezione mi servirà sicuramente. Non mi dilungo perchè sto uscendo e mi devo cambiare le mutande…!
    Ciao Silvana (che bello scrivere Silvana!) robi

    1. Senza ipocrisie forse pure io non avrei avuto una reazione “umanitaria”, proprio per questo può essere pedagogico.
      Però io un’ambulanza l’avrei chiamata.
      Che bello vedere scritto Silvana!!!
      Besos

    1. Infatti quello che diceva mia mamma era un pretesto per raccontare l’indifferenza e la discriminazione che questa società (e quindi noi) ha nei confronti dei “brutti e sporchi”.
      E’ vero che Parigi non è una città particolarmente empatica, ma questo non ci assolve.
      Un caro abbraccio e bentornata tra i miei commentatori.
      P.s grazie anche per gli apprezzamenti e la “pubblicità” al mio libro che hai fatto in un commento ad un post di Robi.

  2. Ha mi ero dimenticata di dirti, che circa un secolo fa (scherzi a parte) ero andata con mio marito a Milano, lui era in riunione in sede della società per cui lavorava. Ebbene io nel frattempo mi recai in centro, entrai nel duomo e, quando uscì non presi le scale ma gli scivoli , un tacco mi tradì cascai battendo il coccide, il dolore fu tremendo. Tutti passavano in fretta senza degnarmi di uno sguardo, perfino i barboni mi ignorarono. Non so quanti secondi passarono, io li come una cretina smarrita, finalmente un signore si fermò mi aiutò ad alzarmi, si preoccupò delle mie condizioni, voleva chiamare l’ambulanza ma io non volli. Lo ringraziai ma l’imbarazzo e il dolore mi facevano balbettare.
    Morale, non succede solo a Parigi e, non solo a quelli sporchi e brutti,( non che io sia bella)
    ma le mutande le avevo pulite.
    Ciao carissima un abbraccio Lidia.

    1. Carissima Lidia, sono sicura che possa accadere a tutti, anche a quelli Belli e puliti, di essere ignorati, ma a quelli sporchi, brutti e vecchi può capitare più facilmente.
      Però se ti fossi fatta portare in ospedale non avresti avuto nulla di cui vergognarti 😉

      Un abbraccio fortissimo e un bacione!!!!

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