E mi me ne son andao
Antica canzone del ‘700 delle isole veneziane segnalatami da Alvi
La leggenda del Piave
La leggenda del Piave fu composta nel giugno 1918 subito dopo la battaglia del solstizio, e ben presto venne fatta conoscere ai soldati dal cantante Enrico Demma. L’inno contribuì a ridare morale alle truppe italiane, al punto che il generale Armando Diaz inviò un telegramma all’autore nel quale sosteneva che aveva giovato alla riscossa nazionale più di quanto avesse potuto fare lui stesso: «La vostra leggenda del Piave al fronte è più di un generale!». Venne poi pubblicata da Giovanni Gaeta con lo pseudonimo di E. A. Mario solo alla fine del 1918, a guerra ormai ultimata.
Il testo e la musica, che fanno pensare ad una canzone patriottica con la funzione di incitare alla battaglia, hanno l’andamento colto e ricercato di altre canzoni che già avevano fatto conoscere Giovanni Gaeta nell’ambiente del cabaret; sue sono anche Vipera, Le rose rosse, Santa Lucia luntana, Profumi e balocchi. La funzione che ebbe La leggenda del Piave nel primo dopoguerra fu quello di idealizzare la Grande Guerra; farne dimenticare le atrocità, le sofferenze e i lutti che l’avevano caratterizzata.
L’internazionale
Testo di Stanislao Alberici Giannini. Musica riadattata dalla Marsigliese di Rouget de l’Isle. Noto anche come Inno della Pace o Internazionale del lavoro o La marsigliese dei lavoratori.
L’Inno dell’Internazionale è pubblicato per la prima volta sul giornale “L’Anarchia” di Firenze, del 18 novembre 1877 che fornisce alcune notizie di un certo interesse: “Certi di fare un regalo gradito ai nostri lettori, e come memoria dell’indefesso propagatore dei principi Anarchici-Rivoluzionari, pubblichiamo oggi un inno dell’Internazionale, che il non mai abbastanza compianto compagno nostro, Dott. Stanislao Alberici Giannini ha dettato nel 1875”. La popolarità dell’inno dell’Internazionale è grandissima tanto che Filippo Turati viene spinto a comporre anche lui un Inno dei Lavoratori (1886).
S. Alberici Giannini è tra i fondatori della sezione dell’Internazionale di Massignano (Federazione Marchigiana) che si lega nel 1872 ai principi proclamati dal Fascio Operaio di Bologna in forte polemica con i mazziniani. Attivo organizzatore della Prima Internazionale ha scritto opuscoli e articoli per la diffusione dell’ideale libertario.
Ballata dell’anarchico Pinelli
Su Giuseppe Pinelli e sulla morte è stata composta quella che, senz’ombra di dubbio, è la più famosa canzone attorno alle vicende legate alla strage di Piazza Fontana. Si tratta de “La ballata del Pinelli”, una canzone relativamente nota persino all’estero. Peraltro, la storia della composizione della “Ballata del Pinelli” è assai complessa; cercheremo qui di tracciarla per sommi capi.
Il punto di partenza della “Ballata del Pinelli” sembrano essere state le strofe improvvisate da Giancorrado Barozzi, Dado Mora, Flavio Lazzarini e Ugo Zavanella nella sede del circolo anarchico “Gaetano Bresci” di Mantova, la sera del 21 dicembre 1969, dopo i funerali di Giuseppe Pinelli, sulla musica de Il feroce monarchico Bava (ovvero la canzone popolare ispirata dai moti di Milano del 1898, repressi nel sangue dal generale Bava Beccaris, cui il Re Umberto I concesse un’onorificenza. Onorificenza che il re scontò il 29 luglio 1900 beccandosi, al parco di Monza, una pallottola da Gaetano Bresci). Le strofe originarie formano comunque l’impianto sul quale si svilupperanno tutte le numerose varianti della ballata.
Particolarmente importante, anche dal punto di vista storico, è la variante all’ultima strofa (opera, sembra, di Ugo Zavanella e indicata tra parentesi quadre nel testo che segue), nella quale compare, per la prima volta in assoluto, l’espressione “strage di stato”. Tale espressione, poi generalizzatasi a tutti i livelli negli anni successivi, è quindi nata con la “Ballata del Pinelli”.
Addio Lugano bella
Gori, arrestato con altri 17 profughi italiani, viene espulso dalla Svizzera dopo una breve prigionia durante la quale compone due poesie, una delle quali titola Il canto degli anarchici espulsi che poi sarebbe Addio a Lugano presumibilmente nella sua prima versione “…che presenta alcune varianti, sia nel testo che nella disposizione delle strofe, rispetto a quelle comunemente pubblicate e diffuse”. Un’altra testimonianza sull’origine del canto la troviamo nel libro Gli scariolanti di Ostia antica. Storia di una colonia socialista allorché Pietro Gori si reca ad Ostia presso la comunità dei braccianti ravennati per passare con loro alcuni giorni. Siamo nel 1902 dopo il suo rientro in Italia dall’America del Sud dove si reca nel 1898 per sfuggire ad una condanna in seguito ai tumulti contro il carovita che si sono succeduti in tutta Italia con epilogo a Milano dove la monarchia ordina a Bava Beccaris la violenta repressione costata oltre 80 morti.
Il feroce monarchico Bava
La sanguinosa repressione dei tumulti milanesi del 1898 valse al generale Bava Beccaris la croce di Grand’ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia. Lo stile aulico del testo lascia intendere come l’anonimo autore fosse di buona cultura borghese e padroneggiasse il linguaggio letterario dell’epoca. Il canto, scritto in seguito ai fatti di Milano e noto col titolo “Il feroce monarchico Bava”, viene solitamente classificato fra gli inni socialisti. Esiste però una copia manoscritta, sequestrata all’anarchico Luigi Fabbri durante il domicilio coatto, da cui si ricava non solo il titolo originario – Inno del Sangue – ma anche il ritornello e tre strofe mancanti. L’autore non è conosciuto mentre l’ispirazione politica può indifferentemente essere socialista, anarchica o repubblicana.
Maledetta Gorizia
Canto di vera e propria protesta che ha radici popolari risalenti almeno al 1911-1912. Divenne famosissima in seguito allo scandalo che suscitò al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1964, (l’esecutore e gli autori furono accusati di vilipendio alle forze armate). Strofe simili sono state infatti notate in un’altra composizione, cantata al tempo della guerra di Libia (1911). La ballata si riferisce alla battaglia di Gorizia (9-10 agosto 1916) che costò la vita ad almeno 50.000 soldati italiani.
Bella ciao
Bella ciao è una canzone popolare cantata dai simpatizzanti del movimento partigiano italiano durante la seconda guerra mondiale, quando si combatteva contro le truppe fasciste e naziste. La circolazione di Bella ciao, durante la Resistenza è documentata e sembra circoscritta soprattutto in Emilia, fra l’appennino bolognese e le zone della repubblica partigiana di Montefiorino (sull’appennino modenese, dove si dice che fu composta da un anonimo medico partigiano).
La musica, di un autore sconosciuto, viene fatta risalire alla melodia di un canto ottocentesco delle mondine padane, con influenze di altri canti come “Fior di tomba” e “Picchia picchia la porticella”, anche se una diversa derivazione è stata proposta a seguito della scoperta fatta da Fausto Giovannardi, nel 2006, della canzone “Koilen”, una melodia yddish registrata da un fisarmonicista Kletzmer di origini ucraine, Mishka Tziganoff nel 1919 a New York
Lilì Marlene
Lili Marlene è una famosissima canzone tedesca, tradotta in innumerevoli lingue e divenuta famosa in tutto il mondo durante la seconda guerra mondiale.
Il testo originale proviene da un poemetto scritto da uno scrittore e poeta tedesco di Amburgo, Hains Leip soldato durante la prima guerra mondiale prima di partire per il fronte russo e intitolato La canzone di una giovane sentinella. Il poemetto era parte di un volume di poesie intitolato Die Harfenorgel. Il nome “Lili Marleen” proviene da quello della sua ragazza (figlia di un ortolano) combinato con quello di una giovane infermiera, Marleen, che sembra invece essere stata la ragazza di un commilitone.
Nonostante il carattere decisamente antibellico del poemetto, la parte su Lili Marlene attirò l’attenzione del musicista Norbert Schultze autore di marce e di canzoni militaresche e coinvolto con il nazismo che la musicò nel 1937.
La canzone ebbe comunque una vita difficile: venne infatti osteggiata dal regime nazista perché considerata disfattista. Ciò nonostante, o forse proprio a causa della censura, ebbe un enorme successo tra i soldati degli eserciti di entrambi i fronti, sensibili alla storia del soldato che pensa al suo amore lontano.
complimenti x il bog.troppi han diomenticato purtroppo
Non avevo visto ancora questa parte del blog.
A mio modesto parere,Lili marlene è una delle più belle canzoni del passato, l’avevo inserita già un paio di anni fa nella mia lista.
http://bibiebibo.com/?p=25
a.y.s. Bibi
C’è sempre qualcosa da scoprire anche nei blog noti.
Anche per me Lili Marlene è una delle canzoni migliori soprattutto se cantata dalla Dietrich che, secondo me, ha una voce estremamente sensuale e assolutamente magnifica.
Io ho sempre detto che se mi garantissero una voce del genere mi farei un intervento alle corde vocali!
Che bravi che siete a riuscire a reperire tale prezioso materiale storico musicale.
Congratulations!!!
Grazie Walter, sia del complimento che della visita.
Silvana
C’è sempre qualcosa da scoprire anche nei blog noti.Anche per me Lili Marlene è una delle canzoni migliori soprattutto se cantata dalla Dietrich che, secondo me, ha una voce estremamente sensuale e assolutamente magnifica.Io ho sempre detto che se mi garantissero una voce del genere mi farei un intervento alle corde vocali!
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C’è sempre qualcosa da scoprire anche nei blog noti.Anche per me Lili Marlene è una delle canzoni migliori soprattutto se cantata dalla Dietrich che, secondo me, ha una voce estremamente sensuale e assolutamente magnifica.Io ho sempre detto che se mi garantissero una voce del genere mi farei un intervento alle corde vocali!+1
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I hope you have a nice day! Very good article, well written and very thought out. I am looking forward to reading more of your posts in the future.
Thank you, you are very kind.
Good day to you!
WONDERFUL Post.thanks for share..extra wait .. …
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Complimenti…per la scelta di musiche, libri e film….degli articoli davvero interessanti ed ironici …last but not least…avere la possibilità di leggere..PESATORIII!!!!
Mi fa piacere che il mio blog ti sia piaciuto, ti abbia divertito ed interessato.
Non è mica roba da poco… 😉
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thank you
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Thank you.
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Maiala scannata….come dirrebbe l’edicolante dell’Albinia,che bellezza Addio Lugano in questa versione……..
Maremma maiala…come direbbero altri, è proprio vero. La versione è notevole.
Ciao
AHHAHAHAHAHA…….l’infiniti usi della parola Maiala….che bellezza!!!
E’ vero! se poi chiediamo ai toscani ne troviamo a iosa.