L’inferno ed il paradiso delle donne assassine è ad Herat in Afganistan.
Nel carcere della città le mogli trovano la pace dalle persecuzioni dei mariti.
I reati delle donne chiuse in questo carcere hanno a che fare solo ed esclusivamente con gli uomini.
Donne che ammazzano uomini aguzzini che per anni le hanno picchiate, seviziate, cedute ad altri e trovano la sola via d’uscita con l’eliminazione fisica del persecutore o attraverso l’eliminazione fisica di se stesse.
In un paese in cui, nonostante i proclami americani e nostrani, le donne non hanno un lavoro, una cultura ed una voce di merito; donne che, in fondo, non hanno molte altre alternative.
E paradossalmente trovano la libertà in carcere, un carcere “illuminato” dove le donne condannate hanno il primo contatto con i libri e con la scolarizzazione, dove imparano un lavoro che viene venduto al’esterno del carcere ed il cui ricavato ritorna, interamente, nelle loro tasche perchè possano avere al termine della pena una piccola indipendenza economica e le conoscenze per continuare ad essere autonome da maschi e padroni.
Ci sono alcune che anche terminata la pena non vorrebbero uscire come a dimostrare che le sbarre e le catene peggiori sono proprio quelle che non si vedono.
Molto importante rendere noto questo tipo di notizie; proprio per sensibilizzare la gente, far conoscere e sapere per capire il dramma di una feminilità rubata, abusata e usata, diffondere parole per risvegliare il desiderio di cambiare quello che avviene in un mondo distante da noi per cultura e tradizioni ma che non può lasciare indifferenti – ciao
Trovo impressionante che qualcuno si senta più libera e felice dietro a delle sbarre che in famiglia, ma, certo, strano non è se le condizioni matrimoniali e familiari sono devastanti.
Nel 2011.
In questo pianeta.
Uomini di merda.
Io mi vergogno di appartenere alla razza umana maschile.
Ciao
Zac
A volte ne hai ragione, per fortuna non sono tutti così, ma sono molti di più di quel che non si creda.